Benessere animale e qualità del latte: dalla ricerca alle stalle, il settore si confronta a Cremona

All’80ª edizione delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona, uno degli appuntamenti più attesi è stato il convegno “Benessere che fa latte”, promosso da Ruminantia in collaborazione con Ferrero Mangimi. Un titolo che sintetizza la missione dell’incontro: mostrare come il benessere animale non sia un valore aggiunto, ma il punto di partenza per una filiera lattiera innovativa, sostenibile e socialmente accettata. L’evento, ospitato nella Sala Stradivari di Cremona Fiere, ha proposto un dialogo serrato tra ricerca scientifica, mondo produttivo e allevatori.

La relazione introduttiva: il contributo di un esperto internazionale
Ad aprire i lavori è stato il professor Daniel M. Weary dell’Università della British Columbia, cofondatore dell’Animal Welfare Program e considerato uno dei massimi esperti mondiali di benessere ed etologia della bovina da latte.
Nel suo intervento ha affrontato diversi temi centrali per il futuro dell’allevamento: dalla socializzazione dei vitelli, analizzando le differenze tra l’allevamento in gabbie singole e doppie, ai metodi di separazione precoce dalla madre, valutandone gli effetti comportamentali e sanitari; all’utilizzo di tecnologie interattive per studiare le preferenze dei vitelli nell’assunzione di latte, come pannelli che modificano il colore in base alla possibilità di accedervi; fino all’analisi del comportamento bovino nella scelta di andare o meno al pascolo, attraverso sistemi che consentono agli animali di aprire autonomamente un cancello.
Temi che mostrano con chiarezza quanto l’innovazione tecnologica, supportata dalla ricerca scientifica, possa guidare le scelte gestionali degli allevatori.

Il dibattito in una Tavola rotonda
La riflessione è proseguita con una Tavola rotonda moderata da Alessandro Fantini, direttore di Ruminantia, che ha riunito rappresentanti delle principali istituzioni scientifiche e produttive del settore, tra cui Simona Caselli, Presidente di Granlatte, la professoressa Marta Brscic dell’Università di Padova e la professoressa Silvana Mattiello dell’Università degli Studi di Milano. E due studiosi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore –  Dipartimento DiANA, realtà da anni impegnata nello studio integrato di genetica, nutrizione e tecnologie per l’allevamento. In particolare, il professor Paolo Ajmone Marsan, Ordinario di Miglioramento genetico animale e direttore della Scuola di Dottorato Agrisystem, ha sottolineato come la genetica stia diventando sempre più determinante nel definire resilienza, adattamento, comportamento e qualità del latte. Mentre il professor Erminio Trevisi, direttore del DiANA e presidente di CERZOO, ha evidenziato il ruolo di nutrizione, gestione sanitaria e tecnologie di precisione nel creare condizioni ottimali di benessere in allevamento. Il loro contributo ha confermato l’approccio olistico con cui l’Ateneo affronta le sfide contemporanee della zootecnia.

Una nuova visione
In conclusione, il convegno “Benessere che fa latte” ha lanciato un messaggio chiaro: la produzione di latte non è più solo questione di quantità, ma di qualità, responsabilità e sostenibilità. La collaborazione tra università, industria e allevatori apre la strada a un modello di zootecnia moderno, trasparente, attento agli animali e all’ambiente. Il contributo dei professori Ajmone Marsan e Trevisi, insieme al lavoro di dottorandi e ricercatori, dimostra che la ricerca non solo produce conoscenza, ma ha anche la capacità di dialogare con la società, orientare il settore e ispirare le nuove generazioni. Un segnale forte per il futuro del latte e dell’intera filiera agro-zootecnica.

Lo stand interattivo
Ma la presenza dell’Università Cattolica si è distinta anche nello spazio fieristico con uno stand interattivo curato da ricercatori e dottorandi della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali. Video, simulatori, droni e strumenti di monitoraggio hanno offerto ai visitatori un’immersione concreta nelle attività di ricerca: dalla raccolta dei campioni all’analisi dei dati, dalla gestione degli allevamenti sperimentali all’integrazione tra campo, laboratorio e nuove tecnologie. Una dimostrazione pratica che ha avvicinato giovani, allevatori e aziende al lavoro quotidiano della comunità scientifica, grazie al contributo di molte persone: Andrea Fiorini, Andrea Grassi, Matteo Mezzetti, Hansel Thomas Bosi, Manuele Ragazzi, Michele Croci, Tommaso Carlini, Carmelo Filippo Mastroeni, Michela Errico, Federico Froldi, Erica Fiorbelli, Maddalena Canossa, Valentina Novara, Luca Cattaneo, Marco Lapris, Maria Luisa Callegari, Maria Antonietta Palumbo, Simone Piferi, Andrea Minuti, Paolo Bellassi.