Con i lieviti si attenuano i problemi del periparto

In una ricerca condotta da Lorenzo Benedetti del Diana al Cerzoo, sotto la supervisione del dottor Piccioli Cappelli e del professor Trevisi, i risultati dell’integrazione della dieta di bovine nel periparto con Saccharomyces cerevisiae

È noto come il cosiddetto periodo di periparto, ovvero le tre settimane che precedono e quelle che seguono il parto delle bovine da latte sia molto delicato. In questa fase, nell’animale avvengono forti e numerosi adattamenti metabolici, fisiologici, endocrini e immunitari.
Tra le altre cose, accade che, con l’inizio della lattazione, l’assunzione volontaria di alimento diminuisca mentre il fabbisogno energetico aumenti, determinando un bilancio energetico negativo. Inoltre, quasi tutte le vacche in periparto, anche quelle sane, sperimentano una forte fase infiammatoria. E la gravità della risposta infiammatoria, che origina principalmente dall’utero, dalle ghiandole mammarie e dal tratto gastrointestinale determina rischi di disturbi clinici o malattie. E ancora, il drastico cambiamento dalla dieta fibrosa del periodo di asciutta alla dieta più densa di energia della fase di lattazione richiede adattamenti strutturali e funzionali nel rumine. 

I nutraceutici: lieviti
Una via per mitigare questi problemi può passare dall’uso di nutraceutici, e segnatamente dall’uso di prodotti a base di lievito. In questo ambito, la specie di lievito più utilizzata è Saccharomyces cerevisiae, che può essere somministrata ai bovini in forma viva. 
Sebbene l’esatta modalità d’azione di S. cerevisiae debba ancora essere completamente chiarita, sono stati proposti molteplici meccanismi. Il lievito vivo può utilizzare l'ossigeno ruminale e promuovere l'azione dei batteri cellulolitici o che utilizzano il lattato, stabilizzando il pH ruminale. 
Inoltre, S. cerevisiae contiene una miscela di diversi componenti (ad esempio polisaccaridi, oligosaccaridi e oligopeptidi) che possono influenzare positivamente il metabolismo e la risposta infiammatoria. In particolare, alcuni componenti della sua parete cellulare, quali ad esempio i β-glucani, possono interagire con le cellule immunitarie dell’ospite e impedire il legame dei batteri alla parete intestinale, determinando un effetto immunomodulatore. 

Ipotesi di studio
In uno studio condotto al Cerzoo da Lorenzo Benedetti, sotto la supervisione del dottor Fiorenzo Piccioli Cappelli e del professor Erminio Trevisi, è stato ipotizzato che l’inclusione di S. cerevisiae vivo nella dieta delle vacche da latte in periparto avrebbe potuto migliorare l’assunzione di alimento, il tempo di ruminazione, la produzione di latte e i profili metabolici a causa dei miglioramenti nella funzione del rumine. Per questo, lo studio è andato a valutare gli effetti dell’integrazione di questo lievito vivo nelle vacche Holstein multipare durante il periodo di transizione sull’assunzione e la digeribilità della dieta, sulla produzione e sulla composizione del latte, sull’attività ruminale e sui profili metabolici.

Il progetto sperimentale
Ma vediamo come è stato condotto lo studio presso la stalla sperimentale del Cerzoo. A partire da ventun giorni prima della data prevista per il parto, 28 vacche da latte Holstein multipare sono state arruolate ininterrottamente da settembre 2022 a novembre 2022 e divise in due gruppi, bilanciati per durata della lattazione precedente e produzione di latte, insorgenza della malattia e stato d’ingrassamento (BCS). 
Il gruppo di controllo (CTR; n = 14) ha ricevuto diete per il periodo in asciutta e per l'allattamento tipiche del Nord Italia, formulate secondo le raccomandazioni del NRC (National Research Council).
L'altro gruppo (LSC; n = 14) ha ricevuto le stesse diete ma integrate con 4 g/giorno di S. cerevisiae vivo (Biosprint®, Prosol S.p.A., Madone, BG, Italia; ceppo MUCL 39885; 1,5 × 1010 CFU/g di prodotto), miscelato con 100 g di cruschello di frumento, da −21 a 56 giorni relativi al parto. La dose è stata concordata con il produttore. La stessa quantità di cruschello è stata aggiunta alla dieta di controllo.

I primi risultati
L’integrazione con S. cerevisiae vivo da -21 DFC (days from calving, giorni dal parto) a 56 DFC nelle vacche ha aumentato la produzione di latte nelle ultime tre settimane di integrazione. Tuttavia, non sono state notate differenze nell’ingestione di sostanza secca nelle vacche alimentate dopo il parto e il loro tempo di ruminazione era inferiore. Sebbene la funzionalità epatica e la mobilizzazione dei grassi fossero inalterate, le concentrazioni plasmatiche di BHB (β-idrossibutirrato, probabilmente di origine ruminale) erano maggiori nelle vacche alimentate con lievito. Sono state trovate solo piccole differenze nei marcatori di infiammazione e stress ossidativo. È interessante notare che le vacche che hanno ricevuto l’integrazione hanno sperimentato un minore stress ossidativo, come supportato da una ridotta concentrazione di ROM (reactive oxygen metabolites) plasmatico dopo il parto.
In questo studio sono stati confermati alcuni effetti positivi sulle prestazioni e sull'infiammazione in seguito alla somministrazione di lievito nel periparto, sebbene la dose di lievito utilizzata fosse inferiore rispetto ad altri studi e questo esperimento è stato eseguito in un allevamento con elevati standard igienici e di benessere animale.