Grazie alla piattaforma “Dairy Brain” un passo avanti nella direzione della precision livestock farming

Presentata dal professor Victor Cabrera in un seminario al CERZOO nell’ambito della collaborazione tra la University of Wisconsin-Madison e il DIANA dell’Università Cattolica

Da molto tempo la ricerca scientifica vive anche di collaborazioni internazionali. E il Dipartimento di Scienze animali, della nutrizione e degli alimenti (DIANA) dell’Università Cattolica di Piacenza ne coltiva numerose, tra cui spicca quella con la University of Wisconsin-Madison negli Stati Uniti e che proprio in questi giorni si concretizza con il semestre di lavoro che Victor Cabrera – che a Madison è Full professor ed extension specialist in Dairy Farm management – trascorrerà al DIANA. 
«Siamo molto lieti di ospitare il professor Cabrera – ci riferisce il professor Erminio Trevisi, direttore del Diana. Cabrera combina ricerca applicata, approcci interdisciplinari e metodi partecipativi per fornire strumenti di supporto decisionale pratici, basati sui dati, facili da usare e scientifici per la gestione delle aziende zootecniche da latte, e ha sviluppato più di cinquanta strumenti di supporto alle decisioni per il settore agro-zootecnico. Questi strumenti scientifici migliorano la redditività aziendale, la gestione ambientale e la sostenibilità a lungo termine». 

In un seminario il futuro della ricerca
Un lavoro intenso e di particolare interesse che il docente di Madison ha presentato in un seminario al quale hanno partecipato professori, ricercatori e dottorandi del DIANA, oltre agli studenti della Laurea magistrale in Zootecnia sostenibile e di precisione.
L’incontro – tenutosi in CERZOO e intitolato Data-driven decision-making on dairy farms through applied scientific research – è anche servito per porre le basi per ulteriori collaborazioni di ricerca con il Dipartimento di Piacenza grazie alle competenze in analisi dati, alla vasta esperienza di consulenza aziendale e alla fitta rete internazionale del professor Cabrera. Il docente statunitense ha infatti per primo sottolineato quanto sia oggi importante condurre ricerca inter-disciplinare “across continents”, unendo risorse, competenze e dati per ottenere studi solidi e completi. Il seminario si è quindi concentrato su come i dati raccolti a livello aziendale possano aiutare l’allevatore nel processo di decision-making.

“Dairy Brain” un cervello per i dati aziendali
Per gestire efficacemente le loro aziende, gli allevatori devono basare le decisioni su flussi di dati continui e in tempo reale, che raccolgono informazioni sull'alimentazione, sulla mungitura, sulla salute e su una serie di altri fattori. Per questo scopo, il professor Cabrera e il suo gruppo di ricerca hanno sviluppato “Dairy Brain”, una piattaforma che integra tutti i software più importanti per la gestione delle aziende zootecniche da latte. Il progetto comprende attualmente una rete coordinata di innovazione (CIN) di oltre cento ricercatori, professionisti del settore, agricoltori e altre parti interessate provenienti da tutto il mondo, oltre a diversi processori per l’analisi di big data. Al momento, nella sua versione beta, la tecnologia incorpora un'interfaccia basata sul web, che consente agli utenti di accedere, integrare e analizzare più flussi di dati. Complessivamente, Dairy Brain funziona seguendo cinque fasi. In primo luogo, trasporta le informazioni grezze da tutti i flussi di dati rilevanti in un sistema centralizzato. Poi decodifica e archivia le informazioni in un unico database. Dairy Brain pulisce poi i dati per garantire che possano essere utilizzati in modo affidabile; quindi, li esprime in modo uniforme, identificando le caratteristiche comuni tra i software utilizzati per raccogliere ciascun flusso di dati. Infine, integra i dati provenienti da questi diversi flussi in un'unica informazione.
Ciascuno di questi passaggi è fondamentale per rendere disponibili in modo coerente i dati raccolti da numerose fonti diverse e per sviluppare nuovi strumenti in grado di utilizzare questi dati integrati. Un esempio dell’applicazione di Dairy Brain riguarda l’insorgenza delle mastiti in allevamento. La mastite clinica è la malattia più comune delle vacche da latte in tutto il mondo. Comporta un'infiammazione del tessuto della mammella che può essere scatenata da fattori quali traumi fisici, surriscaldamento e infezioni da microrganismi. In molti casi, la condizione riduce la qualità e la produzione di latte, ma nei casi peggiori può risultare fatale. Sebbene siano state condotte ricerche approfondite per prevenire e trattare la mastite, essa ha ancora un forte impatto negativo sulla gestione aziendale. 
In questo caso, Dairy Brain utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per analizzare i dati sull'efficienza della mungitura, sulla genetica e sulla gestione dell'azienda per rilevare in modo affidabile i “sintomi” fortemente associati all'insorgenza della mastite che, viceversa, operativamente potrebbero essere difficili da individuare per gli allevatori.
Dairy Brain ha permesso di identificare quali vacche in particolare sono a più alto rischio di contrarre la mastite durante la prima lattazione. A più breve termine, un secondo algoritmo è in grado di prevedere quando il rischio di mastite è imminente. Grazie all'inclusione di questi due algoritmi, il team spera che Dairy Brain fornisca una nuova dimensione al monitoraggio della salute nelle mandrie, rilevando potenzialmente tra il 71% e l'85% di tutti i casi di mastite diverse sessioni di mungitura prima che la malattia inizi a fare effetto. In sintesi: l’esperienza del prof. Cabrera risulta preziosa nella direzione della precision livestock farming.