"The BIG Fit": un passo verso la zootecnia sostenibile e resiliente

Sfruttare i big data per migliorare le pratiche allevatoriali e ridurre l’impronta ecologica del settore zootecnico è un obiettivo ambizioso ma non impossibile. E da questo punto di vista, il progetto "The BIG Fit" segna un importante passo, puntando sull'innovazione attraverso l'uso dei dati per migliorare il benessere degli animali e la sostenibilità delle produzioni. L’obiettivo dei ricercatori è creare soluzioni che possano supportare l’adattamento del settore alle sfide del cambiamento climatico, attraverso un'analisi avanzata delle informazioni raccolte in allevamento e in laboratorio.

Tecnologia al servizio della zootecnia
Le fonti di dati su cui si basa "The BIG Fit" sono molteplici e variegate. Si parte da dati produttivi e riproduttivi raccolti in allevamento, per arrivare a informazioni dettagliate sulla salute animale, la composizione del latte e le condizioni climatiche. Un elemento cruciale del progetto è la creazione di un "data lake", un sistema centralizzato che raccoglie, armonizza e analizza questi dati disparati grazie all'uso di tecnologie avanzate come il machine learning e il deep learning. L’obiettivo è scoprire correlazioni nascoste e la creazione di modelli predittivi che possano guidare la selezione del bestiame più resistente e performante. Le analisi serviranno anche a scoprire indicatori utili per selezionare animali tolleranti agli stress climatici, resistenti a patologie infettive e invalidanti e più efficienti nella trasformazione dei foraggi in prodotti per l’alimentazione umana, caratteristica utile per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra e migliorare l'impronta carbonica delle stalle e, più in generale, delle filiere.

Un nuovo sguardo sull'adattamento climatico
Un focus particolare di "The BIG Fit" riguarda la resistenza al caldo dei bovini da latte. Il progetto intende studiare gli effetti epigenetici, ossia i cambiamenti nel materiale genetico causati da fattori ambientali che non alterano la sequenza del DNA ma che possono essere trasmessi alle generazioni successive. Grazie a questo approccio innovativo, i ricercatori sperano di identificare "firme epigenetiche" che potrebbero migliorare la resilienza climatica dei bovini, rendendoli più adattabili a condizioni climatiche estreme.

Ricerca collaborativa per il futuro dell’allevamento
Il progetto coinvolge prestigiose istituzioni accademiche, tra cui l’Università degli Studi di Sassari, l’Università Cattolica del Sacro Cuore (attraverso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali - DIANA), e l’Università degli Studi di Torino, in sinergia con l’Associazione Italiana Allevatori (AIA). Grazie alla collaborazione con questi partner, il progetto può sfruttare una vasta gamma di dati. L'infrastruttura computazionale GALILEO100, messa a disposizione dei ricercatori, consente di processare la grande quantità di informazioni raccolte, permettendo analisi avanzate e contribuendo alla generazione di risultati concreti e utili per il settore zootecnico.