Il microcredito, cos’è?
Il microcredito è una particolare forma di credito che prevede il prestito di una ridotta somma di denaro a persone che non possiedono i minimi requisiti per accedere alle tradizionali linee bancarie; viene dunque erogato senza richiesta di garanzia. Generalmente, esso prevede comunque il ritorno della somma prestata con applicazione di un minimo interesse, a prescindere dal fatto che il denaro abbia portato profitto al richiedente. Esiste poi la variante del microcredito in natura, dove anziché prestare denaro si fornisce l’equivalente in mezzi di produzione, siano essi animali o vegetali o input agronomici, concessi in base alle capacità e risorse del nucleo familiare.
Il C3S e il Burundi
All’interno delle attività del Progetto C3S dell’Università Cattolica del Sacro Cuore vi sono state varie esperienze che hanno riguardato la distribuzione di sementi, di piantine, di pulcini, di suinetti, ecc., sia in India, sia nella Repubblica Democratica del Congo. Tuttavia, l’esempio di maggiore rilievo ha avuto luogo in Burundi, proprio grazie alla collaborazione con Buslin (www.buslin.net/it).
Attiva dal 2015, come rete capillare formata da singole aziende familiari e finalizzata a uno sviluppo umano ed economico sostenibile, Buslin ha scelto di fornire, come forma di microcredito, mezzi di produzione, poiché nella regione l’analfabetismo è largamente diffuso: da un sondaggio interno agli aderenti è risultato che circa il 58% dei capi-famiglia non sa leggere e scrivere. Per costoro, diventerebbe dunque difficile gestire un conto corrente tradizionale relazionandosi con qualsiasi tipo di istituzione finanziaria. Il microcredito in natura è sembrata la strategia più adatta sia per la piccola azienda familiare, sia per il creditore, con l’accortezza di istituire un contratto generale tra startup (creditore) e nucleo familiare.
Il contratto Buslin
Ma non è tutto. Buslin, oltre a erogare mezzi di produzione, fornisce ai piccoli allevatori assistenza tecnica e giornate di formazione, curando nel contempo di affiancarli e coinvolgerli. Perché, come spiega André Ndereyimana – il fondatore della startup – le persone devono essere sempre al centro e sentirsi partecipi, anche per combattere una certa mentalità perdente, fatta di rassegnazione e smarrimento, diffusa nel Paese.
Ma solo se il beneficiario di tutto ciò si assume la propria parte di responsabilità nell’impresa attraverso un contratto. Vediamone alcuni aspetti. Il nucleo familiare si impegna ad allevare e coltivare seguendo le prassi definite da Buslin. Allo scopo, la famiglia si obbliga a partecipare alle attività formative organizzate dalla startup che, dal canto suo, si assume il rischio del capitale investito e garantisce l’assistenza tecnico-finanziaria necessaria, incentrata in primis sulle tematiche produttive, ma anche sull’educazione alla legalità, lotta a criminalità economica e microcorruzione.
La vendita finale dei prodotti avviene solo dopo concorde approvazione da parte del nucleo familiare e di Buslin, al miglior prezzo possibile sul mercato. E a quel punto, il rimborso del microcredito avviene se l’investimento ha raggiunto con successo gli obiettivi prefissati. Un rimborso pari al valore in denaro di quanto fornito in natura da Buslin, trattenuto dal ricavato della vendita.
Quest’ultimo punto è ciò che distingue maggiormente la struttura del microcredito in natura proposto da Buslin rispetto a quella classica, dove il prestito deve essere obbligatoriamente rimborsato con interesse, a prescindere dal successo o meno dell’investimento: una condizione che crea spesso debiti difficilmente estinguibili, se non mettendo a dura prova le risorse familiari.
L’impatto socioeconomico
Dopo alcuni anni dall’avvio della startup, sono state effettuate indagini per valutare l’impatto socioeconomico dell’attività di Buslin e il risultato ha evidenziato un miglioramento significativo nelle condizioni di vita delle famiglie aderenti, rispetto a quelle non aderenti, localizzate nelle medesime aree e con condizioni generali di partenza equivalenti. In particolare, si è potuto notare un aumento nella scolarizzazione primaria del 10%, oltre che un livello di povertà assoluta minore (differenza statisticamente significativa), seppur ancora allarmante.
Gli sviluppi auspicati a lungo termine per la startup mirano, infine, a creare due livelli di imprenditorialità rurale. Un livello familiare, con sempre più famiglie coinvolte, che possano crescere in una propria microimprenditorialità a basso livello di rischio e quindi di eventuali controindicazioni; un livello di comunità locale, con la nascita di nuove figure di coordinamento, capaci di gestire, organizzare e assistere tecnicamente i microimprenditori familiari componenti di un’unità locale.